Ci sono molti querceti in Basilicata, fra loro diversi, di differente origine, con diverse prospettive colturali. Questo, nell'immagine di copertina, è uno dei più bei querceti della nostra penisola. Dominato dal cerro (Quercus cerris L.), la quercia in cui le ghiande hanno la cupola riccia, è un bosco che pulsa di vita, con una diffusa rinnovazione naturale. E' il il bellissimo bosco di Montepiano, dada cui vengono i fusti di cerro protagonisti del Maggio di Accettura. Un bosco in cui la selvicoltura deve rispettare e assecondare i processi naturali, secondo le tradizioni locali  (foto di Antonio Lapolla).  Scorrere per la fotostoria.

Le cerrete della Basilicata

Nelle loro diverse varianti i querceti, largamente dominati dal cerro (Quercus cerris L.), rappresentano in Basilicata, ad altitudini fra 500 e 1200 m, la formazione forestale naturale, con caratteristiche di stabilità [1].

 La cerreta mesofila, presente dalle zone collinari ai rilievi, fino alla quota di circa 1000 m, è costituita da un bosco a prevalenza di cerro in mescolanza con altre specie arboree come aceri e carpini, e sottobosco arbustivo piuttosto sviluppato e vario, con specie generalmente tolleranti l’ombra, alcune delle quali presenti anche in faggeta (edera, pungitopo, ligustro, dafne, agrifoglio); nello strato erbaceo prevalgono specie mesofile, esigenti di suoli freschi. Più in alto la cerreta si collega dinamicamente alla faggeta montana termofila,  spesso con intercalazioni di specie come gli aceri, a foglie ottuse e di Lobel. Nelle zone più calde si sviluppa la a cerreta meso-xerofila, in cui al cerro si  associano, in varie proporzioni, il farnetto (Quercus frainetto Ten.) e la roverella (Quercus pubescens Wild.), con sottobosco arbustivo del tipo pruneto (rosa, citiso, biancospino, prugnolo, lonicera, ecc.).

Sul piano fisionomico-strutturale, prevalgono i soprassuoli coetaneiformi, anche su ampie superfici, governati ad alto fusto, anche di ottima consistenza e potenzialità produttive. I giovani soprassuoli (perticaie), derivanti da tagli di avviamento ad alto fusto, rappresentano una tipologia ben definita e diffusa: spesso promettenti in termini di accrescimento tendono a configurarsi come soprassuoli monoplani, a sottobosco arbustivo più o meno denso, spesso pascolati. Non rari i casi di soprasssuoli biplani con sparse matricine di cerro e denso piano inferiore di carpini, che possono rappresentare un ostacolo per la rinnovazione della quercia. Frequenti i cedui fuori turno, con matricine di più cicli, a tratti degradati a causa di carichi elevati di pascolo.

Nelle fustaie l'orientamento colturale prescritto nella maggior parte dei piani di gestione è rappresentato dal trattamento a tagli successivi. Si tratta di un approccio  che conserva ragioni di validità, ma che in diversi casi richiede di essere applicato con minore rigidità. Ponendosi l'obbiettivo, da perseguire in modo graduale, di interrompere l’omogeneità strutturale del bosco attraverso interventi su piccole superfici, che favoriscano la creazione di un habitat a tessitura più fine e una maggiore variabilità in termini di struttura e composizione specifica. Da migliorare, in quasi tutte le situazioni, la dotazione di necromassa. Nel quadro di trattamenti di rinnovazione su piccole superfici, il rilascio, qua e là, di tronchi a terra, curando che siano sovrapposti tipo 'bastoncini shangai' può contribuire alla riduzione del deficit di legno morto e al contempo creare micro-habitat in cui la rinnovazione naturale è relativamente protetta dal pascolo, ancora assai diffuso nei querceti. Come trattamenti intercalari, si applicano, quasi sempre in modo uniforme sulla superficie, diradamenti di tipo basso; anche in questo caso si può pensare a una diversificazione e a una maggiore selettività degli interventi. 

Da superare, soprattutto nelle proprietà pubbliche, laddove ce ne siano le condizioni, il governo a ceduo.


[1] Aita L. et al. (1974). Osservazioni preliminari sulle faggete e sulle cerrete dell’Appennino lucano. Notiziario Fitosociologico 9: 15-26.

Fustaia mesofila di cerro di ottima fertilità, Comune di Abriola (Potenza). Il bosco è pascolato e quindi non si osserva rinnovazione naturale in questo stadio di sviluppo. Il pascolo costituisce un ostacolo circa la possibilità di mettere in rinnovazione il bosco con interventi su piccole superfici. Non ci sono controindicazioni, in questi casi, a ipotizzare cicli vitale lunghi, oltre quelli consuetudinari. Lungo il ciclo, il soprassuolo può essere curato con diradamenti selettivi per selezionare le piante di miglior conformazione, cercando di favorire le specie accessorie, al fine di una maggiore diversificazione specifica e funzionale della foresta (foto di Marco Borghetti, maggio 2018).

La fustaia di cerro entra spesso in contatto dinamico con la faggeta. Qui la faggeta era governata in parte a  ceduo, sono evidenti le ceppaie policormiche (bosco comunale di Abriola, Potenza) (foto di Marco Borghetti). 

Fustaia di cerro in zona sommitale, di medio-bassa fertilità, pascolata, con piano inferiore di arbusti spinosi del pruneto, Monte Pierfaone (Potenza)  (foto di Marco Borghetti).

Fustaia di cerro, coetaneiforme, in prossimità di un'ampia radura pascolata. Sottobosco con piano inferiore erbaceo e sporadici arbusti spinosi; siamo a metà aprile e il cerro, specie a fenologia tardiva, ancora non ha emesso le foglie,  Monte Pierfaone (Potenza)  (foto di Marco Borghetti).

Cerreta meso-xerofila, con aspetto di bosco lacunoso, degradato da un carico eccessivo di pascolo. Da gestire come bosco in evoluzione naturale controllata, sospendendo il pascolo (foto di Marco Borghetti).

La parte epigea è tossica per gli erbivori, quindi gli asfodeli (Asphodelus ramosus L., nell'immagine) si diffondono negli spazi aperti pascolati. Sono situazioni frequenti nei querceti e nelle faggete della Basilicata. Il tubero ipogeo dell'asfodelo invece è commestibile e nel passato, in tempi di forte carestia, non veniva disdegnato per l'alimentazione umana (foto di Marco Borghetti).

Cerro e faggio convivono anche nel bellissimo Bosco Magnano, nel Parco Nazionale del Pollino (foto di Aldo Schettino).

Come nella faggeta macroterma dell'Appennino meridionale, anche nella cerreta mesofila possiamo trovare un denso sottobosco di agrifoglio (Ilex aquifolium L.), con numerosi e vigorosi addensamenti di tipo policormico. Qui siamo nella bella cerreta di Montepiano, nel comune di Accettura (foto di Agostino Ferrara, aprile 2022).