Quando lo troviamo nei fondovalle, vicino ai paesi, o sui medi versanti, la presenza del larice è legata all'azione dell’uomo. Il larice fornisce un legno facile da lavorare, durevole, resistente alle intemperie, di bell'aspetto.  Il lariceto è, poi, un bosco luminoso, sotto il quale si sviluppa molta erba: poteva quindi fornire foraggio per gli animali al pascolo. Per questi motivi l'uomo ha favorito il larice anche nelle zone più basse, dove naturalmente non ci sarebbe stato (foto di Marco Borghetti).  Scorrere per il fotoracconto.

Val di Sole, Trentino. Un esteso lariceto di versante in evoluzione verso un bosco a prevalenza di abete rosso (pecceta). Siamo in inverno: le chiome chiare del larice, prive di foglie, si distinguono bene da quelle, di color verde scuro, dell'abete rosso (foto di Marco Borghetti).

Val di Sole, Trentino. Sopra il paese di Dimaro un esteso lariceto di basso-medio versante. Vicino al paese il lariceto è stato favorito come bosco da pascolo e da legname. Oggi si nota una graduale diffusione, all'interno del lariceto, dell' abete rosso. Visibili alcuni alpeggi (malghe) di medio e alto versante dove venivano  portate (monticate) le mandrie durante l'estate. Ben riconoscibili anche piste da sci e tracciati di funivie (foto di Marco Borghetti, aprile 2022).

Un'altra storia: i lariceti di versante e di fondovalle


Il larice (Larix decidua Mill.), diffuso sulle montagne delle medie latitudini (dalle Alpi ai Carpazi), è una conifera bene adattata al clima continentale. Assai longevo, grazie al suo abito deciduo (perde  gli aghi in autunno)  è in grado di resistere agli intensi freddi invernali e alle tempeste di neve gelata tipiche dell'alta quota. Insieme al pino cembro (Pinus cembra L.) dà origine al larici-cembreto, il bosco che segna il limite superiore della foresta su gran parte dell’arco alpino.  Sono però le piante di larice quelle che si spingono alle quote più alte, a segnare la cosiddetta linea degli alberi (tree line). Negli ambienti di alta quota la rinnovazione naturale del larice è legata al ricorrere di disturbi ambientali (valanghe, smottamenti del terreno, ecc.) che creano le condizioni favorevoli (spazi aperti e suolo minerale) alla germinazione del seme e allo sviluppo delle piantine [1].

Quando invece lo ritroviamo nei fondovalle o sui medi versanti, la presenza del larice è legata a una scelta dell’uomo, che lo ha diffuso artificialmente. Il larice fornisce un legno di grande qualità: facile da lavorare, durevole, resistente alle intemperie, di aspetto gradevole. Sulle nostre Alpi, soprattutto nelle vallate dolomitiche, i rivestimenti esterni dei fienili e di molte case sono fatti con il suo legno. Così come per la copertura dei tetti si usavano, e talvolta ancora si usano, le scandole, piccole assi di legno di larice.

Oltre a fornire un legno apprezzato, la presenza del lariceto a media e bassa quota rispondeva a un'esigenza delle popolazioni di montagna. Quella di poter disporre di un bosco che potesse essere pascolato. Il larice ha una chioma leggera, poco densa, attraverso la quale filtra molta luce. Il lariceto è quindi un bosco luminoso, sotto il quale si sviluppa un fitto strato erbaceo: un’importante risorsa foraggera che permette il pascolo del bestiame in vicinanza degli abitati [2].

Nel corso del tempo, con lo sviluppo turistico delle vallate alpine, il lariceto di bassa quota, nelle vicinanze dei paesi, ha perso in buona parte la funzione di bosco da pascolo. Ma ha assunto un'altra rilevante funzione: quella paesaggistica e turistica. E' un bosco aperto, luminoso, con individui spesso di grandi dimensioni, molto gradito alla gente. Anche per i bellissimi cromatismi che fornisce: dal verde tenue delle primavera, quando gli alberi producono i nuovi aghi, alle fiammeggianti colorazioni autunnali. Ci sono quindi  buoni motivi per conservare i lariceti di bassa quota, soprattutto quelli che, in vicinanza dei paesi, assolvono a una importante funzione paesaggistica e turistico-ricreativa.

Molti lariceti di medio versante sono tuttavia in evoluzione verso un bosco misto con l’abete rosso (Picea abies Karst.). Il quale, rispetto al larice, è specie meno eliofila e quindi in grado di rinnovarsi naturalmente anche in un bosco semi-chiuso. In mancanza di interventi colturali mirati a promuovere la rinnovazione del larice (attraverso la creazione di chiarie e l’esposizione del terreno minerale necessario per la germinazione del seme) il lariceto è destinato ad evolvere gradualmente verso il bosco a prevalenza di abete rosso.


[1] Soraruf L, Carrer M (2007). Dinamismi e struttura della rinnovazione in tre popolamenti d’alta quota nelle Dolomiti ampezzane. Forest@ 4: 177-193.

[2] Gabellieri N (2021). Il patrimonio bio-culturale alpino: un approccio geografico-storico al pascolo alberato di larici in Trentino (XVIII-XXI sec.). FrancoAngeli srl.


Val di Sole, Trentino. Un lariceto di basso-medio versante in decisa evoluzione verso un bosco a prevalenza di abete rosso (pecceta). In questi casi l'origine del lariceto si può ricondurre alla colonizzazione di prati o pascoli non più utilizzati.  In primo piano si notano dei vecchi fienili (chiamati masi o tabià a seconda delle zone) fatti con il legno di larice (foto di Marco Borghetti).

Nella parte alta dei versanti il lariceto si mantiene per la sua maggiore capacità di resistere alle asprezze del clima della  tree-line e per le possibilità di rinnovarsi naturalmente grazie ai ricorrenti disturbi che espongono il suolo minerale. Nell'immagine (Gruppo Presanella-Adamello, Trentino occidentale) un lariceto di alto versante, con sporadiche piante di abete rosso che lasciano il passo al larice man mano che si sale di quota (foto di Gianfranco Stanchina).

Val Venegia, provincia di Trento. Salendo verso il limite della vegetazione la pecceta lascia il passo al lariceto (foto di Marco Borghetti, giugno 2008).

Su questo versante (esposto a sud-est) della Val di Rabbi (provincia di Trento), la successione della vegetazione arborea è stata in parte determinata dall'azione dell'uomo. In basso, vicino agli abitati, si osservano lariceti favoriti dall'uomo come boschi da pascolo e da legname, a metà versante la pecceta altimontana che sfuma nel lariceto man mano che ci si avvicina al limite superiore del bosco (foto di Marco Borghetti, aprile 2022).

Allo sbocco di valloni pericolosi per le valanghe, le frane e la caduta di massi, il bosco svolge una funzione di protezione degli abitati e spesso a questo scopo è stato favorito il lariceto, come in questo caso sopra il paese di San Bernardo di Rabbi (provincia di Trento) (foto di Marco Borghetti, aprile 2022). 

Il larice che rimette le foglie e il bosco che rinverdisce, a inizio primavera (Gruppo Presanella-Adamello, Trentino occidentale (foto di Gianfranco Stanchina).

Cromatismi del larice in autunno verso il limite superiore del bosco, Val di Sole, Trentino (foto di Gianfranco Stanchina).

Il tetto di una chiesetta ricoperto con assicelle (scandole) di legno di larice, Val di Sole, Trentino (foto di Marco Borghetti).

Catasta di tronchi di larice. Il larice fornisce un legno di grande qualità: facile da lavorare, durevole, resistente alle intemperie, di aspetto gradevole. Nelle vallate dolomitiche, i rivestimenti esterni dei fienili e di molte case sono fatti con il suo legno e i tetti sono ricoperti le scandole (piccole assicelle) di larice. Una delle caratteristiche del legno di larice è la netta differenza di colore tra l'alburno e il durame: l'alburno ha un colore giallo chiaro, il durame va dal rosso al bruno rossastro. Il legno si scurisce notevolmente con l'esposizione alla luce (ben visibile questo effetto su parte dei tronchi, accatastati da più tempo). In passato i larici venivano sottoposti a resinazione per ottenere la trementina di larice detta anche Trementina di Venezia, in gergo  larigno o argà. Oggi c'è una qualche ripresa di questa attività per prodotti di erboristeria di nicchia  (foto di Marco Borghetti, piazzale di segheria in Val di Rabbi, provincia di Trento, aprile 2022).

Comune di Varena, provincia di Trento. Il lariceto in prossimità dell'abitato. Si tratta di un bosco luminoso, sotto il quale cresce una fitta copertura erbacea, che forniva foraggio per il pascolo. Oggi la funzione prevalente è quella turistico-paesaggistica. Nella foto è visibile una recinzione in legno (chiudenda) installata per proteggere piantine di larice messe a dimora in sostituzione di vecchie piante abbattute perché a rischio di instabilità: aspetto, quest'ultimo, da tenere in grande considerazione quando il bosco svolge una funzione turistico-ricreativa in vicinanza di un abitato (foto di Anna Rita Rivelli).